LO YOGA TI HA DELUSO?

Forse non lo era davvero! Ma per capirlo è necessario prima comprendere cosa sia lo Yoga e distinguere bene le cose. Se hai partecipato ad un corso, e se non l’hai fatto, sapere che in questi incontri si eseguono delle posizioni corporee, non basta per definire cosa sia lo Yoga o per credere di sapere già di cosa si tratti. Quelle posizioni propriamente chiamate Asana fanno parte della disciplina, ma non ne rappresentano pienamente il senso, tanto meno la sua totalità.

Più che Yoga, i corsi che vengono proposti oggi giorno sono incontri legati alla pratica degli Asana. Certo sono benefici per il corpo e al pari di altre attività fisiche sono molto più completi, tuttavia il metodo con cui vengono proposti non è sempre accessibile a tutti, e questo è un motivo di delusione per le molte persone che si aspettano di risolvere delle questioni interiori.

Lo Yoga infatti viene soprattutto ricercato con l’idea, più o meno precisa, di risolvere alcune dinamiche interiori. Non sempre però il nostro corpo è predisposto per eseguire le complesse posture degli Asana, cosa che in parte può dipendere da un mancato allenamento, ma la questione non si risolve solo osservandone l’aspetto fisico. In certi casi, così mi viene detto dalle persone con cui ho avuto modo di parlare negli anni, le difficoltà che si incontrano sono dovute a presunti blocchi di tipo energetico, che però i vari istruttori di turno non sanno definire con accuratezza, e generalizzando fanno più che altro sentire inadatto chi si accosta per la prima volta a questa disciplina.

Certo, si, esistono blocchi di tipo energetico che influenzano la nostra condizione, ma questo non può rappresentare una scusa dietro cui nascondersi, ogni volta che un operatore non sa come far affrontare questa condizione al suo allievo. Ma perché succede? Accade proprio perché quell’operatore in realtà non insegna lo Yoga, ma un più limitato corso di Asana.

Ecco perché affermo che andare a praticare gli Asana non equivale a praticare lo Yoga. Ecco perché ho incontrato molte persone deluse, in tanti anni d’insegnamento, che si aspettavano dallo Yoga una risposta interiore e hanno dovuto desistere sentendosi inadatti per questa disciplina.

Sappiamo un po’ tutti che lo Yoga dovrebbe consentirci di essere più equilibrati, ma come fai se non riesci ad eseguire correttamente le posizioni? In certi casi grazie all’allenamento le posizioni si conquistano, il corpo si scioglie, i presunti blocchi sembrano scomparire, ma in altrettanti casi la semplice proporzione della struttura fisica di una persona può essere di ostacolo all’esecuzione di alcuni movimenti. Quindi? Vogliamo continuare a dire che dipende dall’alimentazione? Dai blocchi energetici? Dal Karma? Faremmo semplicemente prima a porre la questione sul piano della sfortuna!

Si tenga ben presente, che quando un operatore olistico ci dice che i nostri problemi dipendono da un blocco, questa risposta viene data perché l’operatore stesso non ha la minima idea di cosa vi stia accadendo, e peggio ancora non conosce il modo per affrontare certe problematiche.

Tornando allo Yoga, il vero Yoga, è una disciplina accessibile a tutti e indipendentemente dalla condizione e dalla proporzione del nostro fisico. Ovviamente bisogna sapere come fare ad adattare il corpo agli Asana, senza fossilizzarsi sul raggiungimento di una posizione perfetta. Coloro i quali riescono ad eseguire dei movimenti perfetti e al limite del contorsionismo, ci riesco a seguito di un duro e costante allenamento. Tutto qua. Ma è una scelta personale, è un loro desiderio, e ciò non dimostra affatto che stiano realmente praticando lo Yoga o che abbiano raggiunto chissà quale livello interiore.

Cosa sia questa pratica è un tema che ora non ripeterò perché l’ho già affrontato in altri articoli che potete leggere su questo sito. Fatto sta che concentrarsi unicamente sul lavoro fisico non può consentirci di iniziare un’indagine di tipo interiore. Ovvero ciò che in realtà le persone si aspettano di sperimentare accostandosi allo Yoga. L’utilizzo del corpo non può essere fine a stesso, ma attraverso il corpo e a prescindere dal movimento, è la qualità con cui lo si utilizza a sviluppare una particolare attenzione che in seguito può diventare l’indagine di cui abbiamo bisogno per evolvere.

Infondo se ci avviciniamo a questa disciplina, a parte per chi lo fa seguendo una moda, è perché siamo alla ricerca di risposte: chi siamo, da dove veniamo, cosa verrà dopo… è queste risposte non ce le potrà mai dare una postura per quanto sia praticata perfettamente. Il lavoro fisico ha la sua importanza, gioca un ruolo decisivo non lo nego, ma deve essere accompagnato da indicazioni di tipo teorico e sperimentate da chi le trasmette, sui processi più sottili ed energetici a cui il nostro corpo è connesso, che vanno ben al di là della sfera materiale in cui ora si sta svolgendo la nostra esistenza.

Donato Torreggiani